A Capri, cena a lume di candela
Ma anche altre cose, come un meeting dei sette paesi più potenti del mondo.
Se la notizia che ha suscitato più interesse sui giornali è che Blinken ha cenato a lume di candela con la moglie su un balcone di Capri, quello che è successo durante il giorno forse ha lo stesso diritto di essere raccontato.
I Ministri degli Esteri di Canada, Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito - più l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea - si sono incontrati nell’instagrammabilissima isola del golfo di Napoli per fare il punto della situazione mondiale.
I sette paesi più grandi del mondo hanno condannato il contrattacco dell’Iran verso Israele di sabato scorso, hanno condannato l’attacco dell’Iran alla nave portoghese MSC Aries perché contraria al diritto internazionale, hanno invitato l’Iran a smettere di fornire armi a Hezbollah e Houthi perché viola la UNSCR 2216 - risoluzione del Consiglio di Sicurezza - e di fermare il proprio arricchimento di uranio, perché viola la UNSCR 2231.
Hanno riaffermato la massima solidarietà e supporto ad Israele e si dicono pronti ad intervenire nuovamente in caso Israele venisse attaccato di nuovo. Suggeriscono all’Iran di evitare ogni nuova escalation.
Con riguardo alla situazione palestinese, i paesi del G7 hanno nuovamente condannato i «brutali attacchi del 7 ottobre», hanno poi chiesto ad Israele di aderire quanto più possibile al diritto internazionale e al diritto internazionale umanitario nel suo diritto di difendersi.
L’Iran ha ricompattato gli alleati intorno ad Israele, proprio mentre i rapporti erano più fragili. Nei suoi interessi sappiamo tutti che Teheran doveva riattaccare dopo il bombardamento del suo consolato a Damasco ma il rovescio della medaglia, nel medio termine, è stata una sconfitta strategica.
Il resto del documento lo trovate qui.
Ripartiamo dalle basi
Nella mia adolescenza pensavo che i G7 fossero i primi sette paesi più ricchi del mondo, i più potenti e i più importanti. Pensavo che quindi di anno in anno cambiassero a seconda dell’andamento dell’economia. Ok, forse era un problema solo mio, lo posso riconoscere. Ma vale la pena approfondire chi sono e che fanno.
Quindi partiamo dall’assunto che avrebbe riportato la me 17enne a preoccuparsi di che fine avessero fatto i Blue: i G7 non sono i sette paesi più ricchi del mondo. Oggi nella top ten ci sono:
Stati Uniti
Cina
Giappone
Germania
India
Regno Unito
Francia
Russia
Canada
Italia
I dati sono della Banca Mondiale, la classifica si intende per Prodotto Interno Lordo. Il gruppo dei sette nasce due anni dopo la crisi petrolifera del 1973 come gruppo di cooperazione economica. Fra il 1997 e il 2013 è stato G8, la Russia è stata poi cacciata dopo l’annessione della Crimea. Da piattaforma di discussione economico-finanziaria è diventato un consesso di grandi che discutono della situazione mondiale. Ne dispongono nei limiti - non troppo stretti - del loro potere. Confermano la linea generale di azione propria e degli alleati.
Quanto è potente? Tre di loro sono nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il Gruppo dei 7 non riconosce lo Stato di Palestina.
Il Gruppo dei 7 si è detto a favore della soluzione a due stati per Israele e Palestina.
Questi tre fatti sono collegati fra di loro, evidenziando, come da manuale, una delle più palesi dimostrazioni di come sia distribuito il potere nell’arena internazionale. Se i sette paesi più industrializzati del mondo non riconoscono uno stato, anzi pongono il veto sul loro ingresso formale nelle Nazioni Unite, allora quel paese non ha diritto di entrare a pieno titolo nel consesso internazionale. Anche se 138 dei 193 paesi dell’ONU lo riconoscono, questo non costituisce un deterrente sufficiente. La democrazia può essere interna agli Stati, mai fuori. Dall’altra parte però vogliono costruire una soluzione diplomatica difficilissima facendo partire i due attori da due scalini differenti, anche a livello di legittimità.
Eppure qualcosa si muove, di simbolico, ma si muove. Dopo che è stata approvata una mozione non vincolante alla Camera, la Ministra degli Esteri canadese ha confermato che il governo vi aderirà comunque e cesserà l’export di armi ad Israele in risposta alla situazione di Gaza.
Non stiamo parlando di chissà quali cifre, l’export di armi canadese verso Israele ammontava a 15.7 milioni di dollari nel 2022, per intenderci, nello stesso periodo gli Stati Uniti ne hanno dati 3 miliardi e la Germania 354 milioni, qualificandosi come secondo esportatore militare dello Stato ebraico. (So cosa state pensando, sì è per senso di colpa, lo hanno anche ammesso).
Anche il Giappone si è mosso. Si è infatti ritirato dalla partnership militare strategica con Israele.
Non sono mossi dalla loro coscienza. Sono attività che i governi mettono in moto per non perdere consenso interno, le proteste popolari si stanno facendo grandi, chiedono ai propri governi di far cessare il supporto ad Israele per quello che sta compiendo a Gaza.
Nel 2001 l’esperto di diritto internazionale Thomas Franck si chiese: «I diritti umani sono davvero universali, o sono un prodotto di un Occidente in decadenza che non ha rilevanza alcuna in altre società?» in risposta analisti e attivisti da lì in poi hanno sostenuto che in realtà i diritti umani siano un orpello: «Le grandi potenze, quando agiscono sulla scena internazionale perseguono proprie finalità geopolitiche e geoeconomiche, ma cercano di giustificarli sulla base del diritto internazionale» furono le prime parole di Raffaele Cadìn, docente di diritto internazionale a La Sapienza quando ci fece lezione nel Master in Geopolitica.
Altre cose nel mondo
Dopo mesi il Congresso ha approvato il pacchetto di aiuti ad Ucraina, Israele e Taiwan. Ad Israele arriveranno 26 miliardi di cui 9 in aiuti per civili, quelli di Gaza compresi (malattia e cura). Sono iniziate le elezioni più lunghe e grandi del mondo (in un paese democratico?). Agli Stati Uniti è stata mostrata la porta in Niger (il sentimento anticoloniale è più forte della paura del terrorismo in Sahel). Erdogan incontra e abbraccia il leader di Hamas (qualcuno vuole radunare intorno a sé lo scontento per Israele). A Rafah Israele sta già bombardando, sono morti nove bambini.
A domenica prossima, ciao!
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