Iran-Israele, punto di svolta
Per la prima volta l'Iran ha attaccato Israele in prima persona. Ripercorriamo cosa è successo e analizziamo le possibili conseguenze.
Mi ero sbagliata.
Qualche giorno fa avevo detto che l’Iran non avrebbe reagito all’attacco del suo consolato a Damasco perché Israele si stava già mettendo in difficoltà da solo con l’alleato statunitense. Un grande adagio della storia, infiocchettato in aforisma da Napoleone è: «Non interrompere il tuo nemico quando sta facendo un errore».
L’Iran stanotte ha fatto sì che Stati Uniti ed Israele mettessero da parte i loro dissapori personali e si trincerassero contro il nemico comune, quello che li chiama «Grande e piccolo Satana».
La geopolitica talvolta dà per scontato che gli attori siano razionali e cerchino di massimizzare il proprio profitto, anche indirettamente. Non è stato questo il caso, o forse sì?
Buongiorno e buona domenica, bentornate e bentornati a Tensioni. È stata una notte intensa, l’Iran ha attaccato Israele in risposta al bombardamento del suo consolato a Damasco, dove è morto Mohammed Zahedi, Generale della brigata Quds delle Guardie della Rivoluzione, l’uomo che aveva contatti con le milizie proxy in Siria e in Libano. Per chi me l’ha chiesto nel box domande su Instagram, Israele non ha specificato perché abbia colpito per la prima volta un edificio diplomatico. Al solito non ha nemmeno rivendicato l’attacco. Si può azzardare che Netanyahu abbia iniziato ad alzare la posta in gioco sentendosi scricchiolare la terra sotto ai piedi. Ma è solo un’ipotesi.
Cos’è successo fino a ieri
La contromossa di stanotte era stata prevista ampiamente dall’intelligence statunitense (come avevano fatto con l’invasione dell’Ucraina). Ma era più facile questa volta. Per ragioni domestiche e di postura internazionale, l’Iran ha dovuto reagire. Attenzione, nessuno gode dell’escalation, a meno che non siate tutti armatori. Il motivo è che, dopo tanti anni di scontri a bassa intensità, Israele ha alzato la posta in gioco. Finora gli obiettivi colpiti - e mai rivendicati - da Tel Aviv comprendevano compound militari, non diplomatici. Si tratta di un crimine internazionale, secondo il diritto consuetudinario infatti le ambasciate - et similia - sono considerate inviolabili. L’Iran doveva rispondere per tenere in alto i suoi interessi di Stato e vendicare la sua sovranità violata. L’ha fatto in una modalità contenuta e annunciata. L’ha fatto trapelare, lo aspettavano tutti da giorni, anche con un timing abbastanza preciso. Sapeva che i suoi attacchi non avrebbero davvero danneggiato Israele.
Dal 1979 in poi Iran ed Israele sono acerrimi nemici. Prima della Repubblica degli Ayatollah invece i rapporti non erano così negativi, anzi. Nonostante avesse rifiutato la partizione della Palestina, nel 1948 l’Iran era stato il secondo paese a maggioranza musulmana dopo la Turchia a riconoscere lo stato ebraico. Dopo la Guerra dei sei giorni del 1967 Israele fu rifornito di petrolio dallo Shah Reza Pahlavi. Entrambi erano i più vicini alleati degli Stati Uniti nell’area. C’erano interscambio commerciale, voli diretti, anche progetti militari.
Poi venne la Rivoluzione, lo Shah andò a morire in Egitto, e il nome Israele non fu più pronunciato. Il termine che va per la maggiore è «entità sionista». La Repubblica islamica sostiene la liberazione dei palestinesi, in quanto fratelli musulmani, e la distruzione di Israele.
Eppure, durante la guerra fra Iran e Iraq (1980-1988) Israele ha segretamente rifornito Teheran con più di 500 milioni di dollari di armi. Gli Stati Uniti sapevano e sostenevano. Quanto conta il concetto di male minore delle volte.
Dopo questa parentesi hanno poi intrapreso una guerra clandestina in cui entrambi hanno attaccato gli interessi dell’altro via aria, terra, mare e cyber.
L’Iran ha poi intensificato la sua rete di proxies in tutto il Medioriente, si stima che li finanzi con 700 milioni di dollari l’anno. Israele ha poi ucciso uno dei top scienziati nucleari iraniani, Mohsen Fakhrizadeh nel 2021, e un comandante delle Guardie della Rivoluzione, il Colonnello Sayad Khodayee nel 2022.
Cos’è successo stanotte
Partiamo da un assunto, l’Iran ha il più grande arsenale di droni e missili di tutto il Medioriente, secondo quanto detto dall’analista militare Afshon Ostovar al New York Times, e stanotte ha mostrato un po’ di giochini nuovi e sofisticati. Dagli anni Novanta l’Iran ha deciso di investire particolarmente nella deterrenza, in missili a lungo raggio e nella difesa aerea, diventando inoltre uno dei più importanti esportatori d’armi della regione.
Finora Israele si era dovuto difendere dai missili lanciati da Hamas e Jihad Islamica, i cui arsenali includono razzi a corto raggio (12-25 miglia di gittata), razzi da 122 millimetri molto inaccurati, M-302 siriani con una gittata di circa 100 miglia e i Fajr-5 di provenienza iraniana, con una gittata di 50.
Per la prima volta invece l’Iran fa partire l’attacco dal suo territorio, anche se alcuni missili sono partiti da Iraq e Yemen. Questo vuol dire che i razzi devono essere per forza più sofisticati di quelli dati ad Hamas, dato che devono fare più di mille miglia.
Secondo gli ufficiali militari israeliani sono stati lanciati più di trecento fra droni, missili da crociera e balistici. Questi ultimi sono quelli più pericolosi, perché sono i più veloci (sono arrivati all’obiettivo a 12 minuti dal lancio), vengono sparati nell’atmosfera e cadono sfruttando la gravità. I missili da crociera hanno impiegato due ore per raggiungere l’obiettivo e nessuno di loro ha toccato il territorio israeliano. I droni invece ci hanno messo ben nove ore.
Per farla facile quindi, i razzi usati stanotte sono la versione pro.
Come ha reagito Israele? Ne avevamo già parlato, Israele dal 2011 ha Iron Dome, un potentissimo sistema di difesa aerea fornito, aggiornato e finanziato dagli Stati Uniti. Da qualche tempo Israele richiedeva più munizioni di precisione e radar per rifornirlo, ma Washington, essendo al limite dei ferri corti, prendeva tempo per la decisione.
Ma non è tutto, oltre Iron Dome c’è Arrow 3, che rappresenta il massimo del massimo della difesa aerea israeliana. È disegnato per intercettare missili balistici, anche nucleari, fin da quando si trovano fuori dall’atmosfera terrestre. Il progetto è stato finanziato dagli Stati Uniti, creato da Boeing, dall’israeliana Aerospace Industries e le agenzie di difesa dei due paesi.
Questi due gioielli della tecnologia hanno garantito il 99% del fallimento della rappresaglia iraniana. Il Capo di Stato maggiore delle Guardie della Rivoluzione ha detto che la controffensiva ha raggiunto un «livello di successo oltre ogni aspettativa». E meno male che gli è proibito l’alcol. Battute idiote a parte, l’obiettivo non era quello di colpire Israele, quindi può dirsi soddisfatto. Il problema ora è capire cosa farà Netanyahu.
Cosa succederà domani
Biden ha già detto che non seguirà Bibi in una risposta a Teheran. Ha fatto intendere che ora Teheran e Tel Aviv sono pari, quindi è ora di finirla qui. Giorgia Meloni ha convocato i membri del G7 e ha già detto che si farà di tutto per evitare l’escalation.
Nel dibattito politico interno l’Iran è stato molto criticato in questi sei mesi perché non ha fatto abbastanza per finanziare adeguatamente i suoi proxy, Hezbollah ma soprattutto Hamas, negli scontri a Gaza. Negli anni ha subìto furti di documenti, bombardamenti ad avamposti e basi militari, uccisioni di alti ufficiali, questa mossa voleva riportare la situazione in una condizione di parità. Non si può ancora dire se ci sia riuscita.
Il Ministro degli Esteri Abdollahian ha scritto su X che se non ci saranno altri attacchi, per la Repubblica Islamica la questione può dirsi chiusa qui, MA, «se necessario non esiterà a proteggere i suoi interessi legittimi contro ogni nuova aggressione».
Che ha detto Netanyahu? Fate come volete, noi vogliamo attaccare. Deve garantirsi la necessità di restare al potere, l’escalation è l’unica operazione che può garantirgliela. Mentre questa newsletter si sta scrivendo il gabinetto di guerra israeliano è in riunione per decidere il da farsi.
Israele nella sua breve esistenza ha sempre fatto suo il concetto di sicurezza preventiva. Attacco ancora prima che si verifichi la minaccia, per assicurarmi la sicurezza; che per un paese creato in una regione dove non era voluto da nessuno dei suoi vicini è un concetto enormemente importante. Questo si somma alla volontà di Netanyahu di restare in sella, nonostante circondato da tante minacce, interne ed esterne. Una nuova guerra posticiperà crisi, dubbi, ed elezioni.
Le reazioni del mondo
La monarchia giordana non se la passerà benissimo. È il paese che ospita la maggior parte dei rifugiati palestinesi e finora per Gaza il Re si è speso solo a parole o tramite aiuti umanitari. Stanotte ha invece aiutato Israele a difendersi dall’attacco dell’Iran. Secondo paese arabo a riconoscere lo Stato di Tel Aviv, è uno dei più longevi alleati degli Stati Uniti nella regione, non poteva non farlo. Che è poi lo stesso motivo per cui non hanno agito politicamente o militarmente nel bombardamento dei palestinesi della Striscia.
La Cina ha detto che le tensioni attuali in Medioriente «sono una conseguenza della guerra a Gaza». Parole abbastanza forti per lo stile di politica estera cinese. Teheran è comunque un forte alleato di Pechino, ci sono in ballo partnership commerciali non da poco.
I Ministri degli esteri di Arabia Saudita, Qatar e Emirati hanno chiesto di ridurre le tensioni. Dall’Argentina Milei ha supportato al 100% Israele e si è detto intenzionato a cercare un coordinamento con gli alleati occidentali. D’altro avviso i Presidenti colombiano Petro e venezuelano Maduro che hanno espresso preoccupazione per l’escalation «prodotto del genocidio in Palestina e dell’irrazionalità del regime israeliano».
«L’Ucraina condanna l’attacco dell’Iran contro Israele utilizzando droni e missili “Shahed”. Noi in Ucraina conosciamo molto bene l’orrore di attacchi simili da parte della Russia, che utilizza gli stessi droni “Shahed” e missili russi, le stesse tattiche di attacchi aerei di massa» così Zelensky su X.
L’Alto rappresentante UE Borrell ha convocato per martedì una videoconferenza dei Ministri degli esteri europei per affrontare la nuova crisi.
La Turchia ha chiesto all’Iran di chiuderla qui, così come l’Iraq.
Una prece
Non facciamoci prendere, lo dico anche a me stessa, dalla FOMO. Poche informazioni, certe, da fonti chiare sicure e più possibilmente imparziali.
Come ho detto anche su Instagram a tutti i leoni da tastiera non stiamo giocando a Risiko, non è Call of Duty, tantomeno è una partita di calcio. Non c’è nessun problema ad ammettere di non saperne, non c’è nessuna vergogna nel sospendere il giudizio e fare domande. Casomai dovrebbero generare imbarazzo il giudizio frettoloso e le tifoserie inutili. Ah, e cerchiamo di non andare nel panico :)
A domenica prossima,
grazie, ciao!
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✌🏼Tensioni è e sarà sempre gratuita, ma è a tutti gli effetti un lavoro impegnativo, se potete e volete ho aperto un fondo su buymeacoffee. Ogni tot di tempo farò un report delle donazioni e vi terrò aggiornati. Grazie!
mai iniziare con "mi ero sbagliata"... l'onestà è un pregio ma non serve che tutti lo sappiano.. piuttosto parti con "grande è la confusione sotto il cielo e anche i migliori analisti faticano a ecc. ecc."
Per il resto condivido tutto, anche il "meno male che gli è proibito l'alcool"